1. Il dibattito classico: L’utilità della scienza inutile

Il dibattito sull’utilità (o meno) della scienza e della ricerca non e’ un’invenzione di internet. Si può dire che il dibattito sia sempre esistito, almeno da quando esiste la scienza moderna. Un aneddoto che viene spesso raccontato riguarda la risposta che Faraday, lo scopritore dell’induzione elettromagnetica, diede al ministro delle finanze britannico che, nel 1850, gli chiedeva quale fosse il valore pratico dell’elettricità. Faraday replicò: “Signore, non ne ho la più pallida idea, l’unica cosa che so è che un giorno voi la potrete tassare”. Questa risposta contiene le radici dei concetti elaborati nel corso degli anni da molti pensatori. Tra questi certamente Abraham Flexner, forse il più grande educatore vissuto negli Stati Uniti, e il fondatore del Institute of Advanced Study di Princeton. Nel 1939 Flexner scrive un saggio sull’Harpers Magazine, “The Usefulness of Useless Knowledge”[1]. Flexner sostiene che la ricerca di base guidata dalla curiosità e dall’immaginazione è il seme essenziale per la scoperta di tecnologie rivoluzionarie, in grado di trasformare la società. Se Maxwell non avesse scoperto le equazioni omonime e se Hertz non avesse eseguito esperimenti per confermare che la soluzione di queste equazioni rappresenta un’onda che viaggia alla velocità della luce, non ci sarebbero oggi la radio, la TV, le trasmissioni wireless e via dicendo. Senza una teoria così oscura come la meccanica quantistica non ci sarebbero applicazioni in elettronica, chimica, energia atomica, non ci sarebbero i laser. Senza la scoperta dell’effetto fotoelettrico da parte di Albert Einstein nel 1905 non esisterebbero i pannelli solari, e i sensori CCD presenti ormai a miliardi in tutti gli smartphones. Senza le correzioni calcolate grazie alla relatività speciale e generale di Einstein il GPS funzionerebbe con un errore talmente grande da renderlo inutilizzabile. La conclusione di Flexner è quindi ovvia, certamente sì, la scienza di base, la scienza inutile è più che utile; il mondo nel quale viviamo sarebbe molto diverso se non ci fosse stata questa scienza.

La seconda pietra miliare nel dibattito sull’utilità della scienza è il “Report” al Presidente Roosevelt “Science, the endless frontier”, scritto da Vannevar Bush, direttore del Office of Scientific Research and Development (OSRD) nella prima meta’ del 1945[2]. Secondo Bush “I progressi nella guerra contro le malattie dipendono dal flusso di nuove conoscenze scientifiche. La concezione di nuovi prodotti, nuove industrie e creazione di più lavoro richiedono di migliorare continuamente la conoscenza delle leggi della natura e l’applicazione di tali conoscenze per scopi pratici. Allo stesso modo, la nostra difesa contro le aggressioni richiede nuove conoscenze in modo da poter sviluppare armi nuove e migliori delle precedenti. Tutte queste essenziali nuove conoscenze possono essere ottenute solo attraverso la ricerca scientifica di base. La scienza può essere efficace nel migliorare il benessere nazionale, indipendentemente dal fatto che le condizioni siano pace o guerra. Senza progresso scientifico nessun risultato in altre direzioni può assicurare la nostra salute, prosperità e sicurezza come nazione nel mondo moderno.” La raccomandazione maggiore nel report di Bush è quella di istituire una nuova “agenzia” per raggiungere tutti questi scopi. La nuova agenzia dovrebbe avere stabilità di fondi così che possano essere intrapresi programmi a lungo raggio. L’Agenzia deve riconoscere l’importanza di preservare la libertà di ricerca e deve lasciare il controllo della ricerca alle istituzioni in cui questa è perseguita. Secondo Bush finanziamento governativo della ricerca di base è il “pacemaker” del progresso tecnologico. Il report di Bush e in particolare questa raccomandazione furono fondamentali per la creazione della National Science Fundation nel 1950, con la missione di promuovere il progresso della scienza; il miglioramento della salute, della prosperità e del benessere nazionali; e per garantire la difesa nazionale. La NSF oggi distribuisce ogni anno circa 8 miliardi di $ per ricerca di base negli Stati Uniti.

In conclusione, sia tra i pensatori dello scorso secolo, e in buona parte anche tra i politici e i governi, almeno fino alla caduta del muro di Berlino o all’inizio della quarta rivoluzione industriale, era ovvio che la scienza e la ricerca non solo erano utili, ma erano indispensabili, non solo e non tanto per fini culturali, ma proprio come motore per garantire e migliorare il benessere della società. Quello che vogliamo ora cercare di capire è se questo e’ ancora valido oggi, nel pieno della quarta rivoluzione industriale, ovvero la compenetrazione tra mondo fisico, mondo digitale e mondo biologico.


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Prossima pubblicazione: 19 gennaio 2020. 2. Il finanziamento della scienza (di base) e i trend storici


[1] Abraham Flexner, The Usefulness of Useless Knowledge, 2017 Princeton University Press

[2] Science, the Endless Frontier, https://www.nsf.gov/about/history/vbush1945.htm

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