2. Il finanziamento della scienza (di base) e i trend storici

Questo è un capitolo molto lungo e complicato, con molte tabelle e figure, consiglio di guardare quindi direttamente la versione estesa. I principali risultati riportati in questo capitolo sono i seguenti:

  1. Che ricerca di base sia assolutamente indispensabile lo dimostra il fatto che nella storia la spesa dei governi per ricerca di base è sempre cresciuta, e in particolare è cresciuta in modo esponenziale a cavallo delle grandi crisi e delle guerre mondiali, e durante la guerra fredda in tutto il mondo occidentale.
  2. L’Italia spende in ricerca e sviluppo un po’ più della metà della Francia e meno di un terzo della Germania.
  3. L’andamento dell’intensità di spesa totale (pubblico + privato) per ricerca e sviluppo, cioè il rapporto tra spesa e prodotto interno lordo, è però molto diverso.  In Italia si è registrata dal 1981 al 2015 una crescita di circa il 60% dell’intensità di spesa in ricerca e sviluppo. In Francia e Germania una crescita di tra il 20% e il 25%, nel regno unito addirittura una decrescita del 25%. In Cina l’intensità di spesa è cresciuta di circa 3 volte.
  4. Purtroppo l’intensità di spesa pubblica in ricerca e sviluppo è invece diminuita, a partire dalla caduta del muro di Berlino negli Stati Uniti  e in Europa, tranne che nel Regno Unito, dove la decrescita è cominciata dall’inizio degli anni 80’.
  5. Il PIL per abitante correla fortemente con la spesa per ricerca e sviluppo, sempre pro capite. E anche la crescita del PIL correla con la crescita di spesa in ricerca e sviluppo.
  6. Il livello di benessere medio correla fortemente con la spesa per ricerca e sviluppo e anche il miglioramento del benessere correla con l’incremento di spesa per ricerca e sviluppo.
  7. Purtroppo invece la diseguaglianza nella distribuzione di benessere verticale, la differenza cioè tra ricchi e poveri, non correla con la spesa per ricerca e sviluppo o il suo incremento.
  8. Le politiche culturali dei paesi possono essere anche molto differenti, l’Italia è il fanalino di coda tra i paesi più industrializzati come percentuale di laureati sul totale della popolazione attiva o sul totale dei giovani. Con valori che sono circa la metà dei nostri cugini francesi o addirittura un terzo di Corea del Sud e Giappone.

I numeri spesso sono noiosi ma nella loro semplicità sono anche impietosi. Sembra evidente che nel nostro paese sia necessario un cambio di rotta davvero radicale, su  almeno due punti prioritari:

  1. Riallineare la spesa per ricerca e sviluppo a quella di altri grandi paesi industrializzati, soprattutto per quello che riguarda la spesa del settore privato.
  2. Migliorare drasticamente il livello di istruzione della popolazione, e in particolare raddoppiare almeno la frazione di popolazione che raggiunge una laurea.

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Prossima pubblicazione: 26 gennaio 2020. 3. Quanti sono e chi sono i ricercatori

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